L’ACUFENE È UN SINTOMO E NON UNA MALATTIA!

Parte 2

Fisiopatologia, modello di Jastreboff e TRT

Quello che percepiamo come suono o rumore non corrisponde esattamente agli stimoli esterni. Questi ultimi arrivano alle vie uditive e sono sottoposti al filtro attivo del sistema limbico che analizza, selezione e filtra le informazioni provenienti dai suoni. Questa funzione è legata alla memoria dei suoni che il nostro organismo accumula durante la nostra vita dopo qualche mese dal concepimento. Il Limbo attiva anche le risposte del sistema nervoso autonomo. Uno stesso segnale proveniente dall’esterno può quindi essere “sentito” dal cervello di due persone in modo differente.

Prendiamo ad esempio il suono della sirena dell’ambulanza.

La persona che ascolta risiede da tempo nei pressi di un ospedale dotato di Pronto Soccorso: il limbo legge il segnale come neutro e non scatena nessuna reazione neurovegetativa e cosciente nell’ascoltatore e attenua il segnale al punto che la sirena diventa un rumore di fondo.

La persona che ascolta è uno dei medici del Pronto Soccorso: il limbo attiva immediatamente il sistema neurovegetativo con una reazione di “allarme” e introduce nel sistema cardiovascolare adrenalina con brusco aumento dei battiti del cuore e della respirazione, amplifica il segnale che manda al cervello per attivarlo e renderlo cosciente del fatto che deve prepararsi ad intervenire su un paziente.

                               

Modello di acufene di Jastreboff

Nel 1990 il neurofisiologo polacco Pawel Jastreboff dell’Università di Atlanta ha teorizzato un modello neurofisiologico dell’acufene. Il sistema limbico e il sistema nervoso autonomo sarebbero i principali responsabili delle reazioni negative provocate dall’acufene, perché queste aree si attivano quando uno stimolo sonoro viene catalogato come negativo o pericoloso e si associa a stress, ansia, attacco di panico e perdita di benessere anche in assenza di pericolo. Chi tollera gli acufeni non ha collegati a questo segnale questi condizionamenti negativi.

Quindi il vero problema non è l’acufene in sé stesso ma l’azione invalidante che induce la risposta associata in una, per fortuna bassa, percentuale di pazienti. Secondo uno studio inglese l’acufene si manifesta nel 10% degli adulti ma è gravemente fastidioso nell’ 1,6% dei casi e invalidante nello 0,5 %.

Il nostro cervello ha però un’importante caratteristica che è alla base della terapia TRT (Tinnitus Retrainig Therapy) o Terapia di Riqualificazione dell’Acufene: la plasticità, vale a dire la capacità di abituarsi a un rumore, uno stimolo fastidioso e col tempo smettere di percepirlo come tale. La TRT riconduce il suono dell’acufene a un suono normale privo di importanza e in quanto tale ignorato dal nostro cervello.